Le ultime parole di Gesù sulla croce

Liturgia

L’origine di questa riflessione è legata a quanto ho visto e sentito in questi giorni di isolamento e di non comunicazione con gli altri. Tutti gli altri. 

Non riesco a cancellare dalla mia mente  quella fila interminabile di camion militari che da Bergamo trasportavano le bare in luoghi lontani dal paese natio. 

Non riesco a dimenticare quanto sentito. Muoiono da soli senza nessuno che ascolti  ed accolga le loro ultime parole, senza che nessuno che osservi il loro ultimo sguardo o respiro, senza nessuno che stringa loro la mano, senza….

Chi ha vissuto il dolore della morte di un proprio caro, di un proprio amico, riconosce quanto è importante ricordare e trasmettere agli altri  tutto quanto concerne il passaggio dalla vita alla morte. La Chiesa stessa ha sempre assistito i moribondi, ha sempre sostenuto e difeso il culto dei morti, ha sempre proclamato la resurrezione della carne, ha sempre pregato per i defunti. 

Sono proprio questi pensieri che mi hanno portato a riflettere sulle ultime parole, meglio dire le ultime frasi  di Gesù sulla Croce. Non è competenza farne una disquisizione teologica, esegetica, o di sinossi, ma semplicemente riflettere. Non desidero ripercorrere quanto già hanno scritto i Padri della Chiesa, neppure illustri commentatori del Vangelo, ma solo riflettere. Già il mettere in sequenza le parole crea difficoltà, perché non si trovano tutte in un Vangelo, ma sono in tutti e quattro i Vangeli e alle volte anche con piccole differenze. In Matteo le trovo al capitolo 27,46; in Marco al 15,34; in Luca tutte al capitolo 23 versetti 34,43,46 e infine nel Vangelo di Giovanni al capitolo 19 dal versetto 26 al 30.  Queste sono le frasi.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Sembra il grido di disperazione di una persona, quando pensa che tutto sia finito e sia stato abbandonato anche da Dio! Non c’è più neanche Dio: sono solo! Tutti mi abbandonano! Non è così. In queste parole vedo una preghiera, un dialogo tra la persona sofferente e morente con Dio/Padre che è lì accanto, e come Padre non può abbandonare nessuno. 

Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno  Quel “loro” è troppo facile riferirlo  ai presenti alla crocifissione di Gesù, cioè ai soldati romani e ai giudei. In quel “loro” ci sono anch’io che vivo oggi nel 2020 e tutti gli essere viventi del mondo perché la sua morte è per tutti: passati, presenti e futuri. Sembra una preghiera di perdono quasi paradossale, quasi una scusante che può partire solo da uno che ama veramente gli altri.

Oggi sarai con me in paradiso. E’ il messaggio che Gesù rivolge al buon Ladrone che capisce l’ingiustizia commessa dagli altri. Quel “oggi” non ha un valore temporale, ma un valore di salvezza finale dell’uomo. E’ l’oggi memoriale della Eucarestia, del passaggio del mar Rosso, della storia della salvezza.  Ecco il paradosso! Basta affidarsi sinceramente e ciecamente a Lui per essere salvi. Oggi. Non domani. Basta riconoscere il mio stato di peccatore, rivolgermi a Lui e “oggi” ho la salvezza. Cioè subito. E la salvezza con lui è nel Paradiso. 

Nelle tue mani consegno il mio spirito. E’ il totale affidamento. E’ il fidarsi in Dio senza riserve. Se la prima frase poteva sembrare una imprecazione, qui c’è la fede, il ritrovare la pace, il riconoscere che la mia vita ha un senso se la vivo con Dio e con i fratelli. Le due frasi, la prima e questa, unite insieme e fatte proprie da un uomo, diceva un  maestro della Lectio Divina, rappresentano la grandezza e la piccolezza della persona, la disperazione e la fede, l’allontanamento e il riavvicinamento a Dio. E’ una preghiera. E’ una invocazione. E’ una certezza.

Donna, ecco tuo figlio. Figlio ecco tua Madre. E’ la preoccupazione o raccomandazione del morente per  le persone resteranno dopo la sua morte. Sulla croce Gesù estende la maternità di sua madre a tutti e accettando questa richiesta divento fratello di tutti, nessuno escluso. A fianco a me ho la custodia e la tenerezza di Maria che è prima …donna e poi madre mia e della Chiesa. 

Ho sete. Sicuramente è una sete materiale, ma per Gesù nasconde anche una sete di anime, un desiderio che tutti facciano la volontà del Padre. Ho sete della Parola di Dio, della presenza di Dio che ha guidato e  guida il mio cammino terreno 

E’ compiuto. Sono le ultime parole. La vita terrena è finita. Ho usato i talenti che Dio mi aveva dato al momento della nascita per compiere la mia missione sulla terra e ora sono pronto per il passaggio da questo mondo all’altro. Sono pronto per  ritornare alla Casa del Padre. Sono pronto per la Resurrezione. 

Allora! 

C’è una somiglianza, una vicinanza,  tra gli ultimi istanti della vita umana di Gesù sulla Croce e gli ultimi istanti della mia vita. Lui mi ha dato l’esempio. Io lo devo soltanto seguire per essere con Lui in Paradiso. Devo essere fiducioso. E se in quel momento finale  sarò solo, senza la vicinanza dei miei cari, senza che nessuno ascolti le mie ultime parole o mi chiuda gli occhi…Lui c’è . Lui ha assicurato che c’è. E lui non si smentisce mai. Lui è la gioia senza fine. Lui ha vinto il dolore e la morte.

Enzo